Noi poveri diplomati/laureati di questi anni. Noi che la
sfiga proprio ci ha aspettato. Noi che quel 100/110 e lode ce lo siamo proprio
sudati. Noi che per studiare abbiamo lasciato terra e famiglia. Noi che in
tutto quello che ci dicevano ci abbiamo creduto. Noi che non ci dovevamo credere. Noi che la
meritocrazia non può non far parte di questo mondo. Noi che se vali sarai
valorizzato. Noi che investi tutto il tuo sapere e la tua volontà e sarai premiato.
Noi che le raccomandazioni sono solo un vittimismo di chi non riesce. Noi che
l’amicizia può contare all’inizio, poi se ne pagheranno le conseguenze. Noi che
se tuo padre è medico e tu sei medico non l’hai fatto perché tuo padre è
medico. Noi che durante un colloquio ti valutano sulla base del curriculum. Noi
che “le faremo sapere” è stato un crederci ogni volta. Noi che “anche se non
sarà la nostra scelta la contatteremo per dirglielo” a guardare il telefono o
la mail. Noi che quest’annuncio sembra proprio descrivere me e allora perché cazzo
non mi chiamano. Noi che sbattuti (con violenza) contro la realtà era meglio
aprire gli occhi serrati dall’illusione. Noi che nonostante le batoste un po’
(quasi zero) ancora ci crediamo. Noi che la speranza quando è parte di te
nessuno te le può portar via. Noi che ci auguriamo non si avveri il famoso
detto sul vivere di speranza.
Un classico sfogo di chi scrive.